IL COMMERCIO AVANZA A FARI SPENTI. È TEMPO DI CAMBIAMENTO E RILANCIO

Calano le saracinesche a Bari in 10 anni persi oltre 500 negozi

«Bari è un po’ più buia. È un dato. In questi ultimi dieci anni hanno tenuto i negozi di alimentari e informatica-telefonia, ma il piccolo commercio generale è caduto sotto i colpi dell’ecommerce». La sociologa Letizia Carrera snocciola i dati dinanzi ad una platea di centinaia di esercenti che si sono ritrovati a Porta Futuro per l’iniziativa «Commercio Prossimo» nell’ambito del progetto «Un negozio non è solo un negozio». Una considerazione ampiamente confermata da un’analisi di Confcommercio nazionale che quantifica in oltre 99mila negozi di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante, le attività sparite tra il 2012 e 812022. Di contro sono in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275).

«Un trend che si ripete anche per Bari – conferma Leonardo Volpicella direttore di Confcommercio Bari Bat -. Se dieci anni fa in città si contavano 4.216 imprese commerciali al dettaglio (659 nel solo centro storico e 3.557 negli altri quartieri), oggi ce ne sono 3.493. Un saldo negativo di oltre 700 esercizi. Invece su 1.383 attività legate al turismo (alberghi, bar, pub e ristoranti) nel 2012, oggi se ne contano 1585.11 saldo negativo complessivo è di 521 attività, di oltre 500 luci in meno, di insegne che si sono spente in tutta Bari negli ultimi dieci anni». E la tendenza non è solo figlia del Covid. La progressiva scomparsa di commercio al dettaglio a fronte di nuove aperture di locali food è un trend che si è registrato anche prima del 2019. La pandemia ha solo dato una accelerata a modalità di acquisto via internet e di conseguenza segnato la vita dei piccoli esercizi di prossimità. Al contrario la forte richiesta di locali per intrattenersi ha permesso un gran fiorire di pub, bar ristoranti. Il boom turistico ha fatto il resto con i Beb sorti ovunque. «La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa confina con il rischio di desertificazione commerciale delle nostre città dove, negli ultimi 10 anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi i120%) – sottolinea Confcommercio nella sua analisi, concentrata su 120 città medio-grandi -.

Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, per il commercio di prossimità non c’è altra strada che puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta». «Fino ad ora la città era uno spazio economico e sociale frammentato – sottolinea nella sua analisi la Carrera -. C’era il centro e le periferie in un mosaico spesso scomposto di servizi in alcuni casi concentrati. Oggi la scommessa è una città policentrica dove creare sistemi economici differenti e che si mostrino resilienti alla crisi. Questo significa alzare il livello di qualità della vita delle persone ed evitare la desertificazione. La forza di questo progetto “Un negozio non è solo un negozio” è nel proporre un modello di prossimità innovativo dove i commercianti dialogano con la comunità che li circonda».

Una innovazione così forte che all’iniziativa «Commercio prossimo» era presente anche Paolo Testa referente di Confcommercio nazionale. «Noi crediamo che servono strumenti e politiche pubbliche che rallentino o addirittura riescano a fermare l’evidente cannibalizzazione delle realtà commerciali food nei confronti dei piccoli negozi no food – conferma Testa -. Oggi c’è questa realtà del food contro il resto del mondo, ma domani non sappiamo se questa tendenza possa essere invertita. È probabile. Quello che sappiamo per certo è che le città per vivere hanno bisogno di un corretto mix, non solo merceologico, ma anche di impegni che i diversi imprenditori del terziario e mercato debbano e possano assumere con la città e la comunità. La mia presenza qui conferma un po’ l’interesse che abbiamo nei confronti di questa iniziativa e più in generale a politiche locali che puntino a garantire il necessario mix. Non tutti i comuni sono in grado di portare avanti certe scelte, ma anche solo promuoverle significa dare idee che magari poi si possono declinare secondo le dimensioni territoriali e le risorse a disposizione». «La sfida è far sì che il cliente si renda conto che in un negozio si può trovare di più rispetto ad una piattaforma ecommerce», conclude Volpicella.

di Schena Rita su La Gazzetta dui Bari


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