NEL CENTRO DI MOLFETTA CHIUDONO TANTI NEGOZI. LASCIA IL PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO

A Molfetta il commercio sta morendo. È questo il grido di allarme che giunge, ancora una volta, forte e chiaro dai commercianti del centro cittadino costretti ad affrontare una crisi senza fine. Tante le saracinesche abbassate su corso Umberto, quello che un tempo era definito il salotto buono della città. Saracinesche serrate e locali ormai sfitti, 11 dove sorgevano attività commerciali storiche e di un certo livello. A nulla è servita la stessa riqualificazione di corso Umberto, durata oltre un anno mezzo perché, evidentemente, a differenza di quanto si pensava, la crisi non era e non è legata ad inadeguatezze strutturali. Oggi, il Corso più rinomato di Molfetta è più bello da vedere, ma sempre più deserto. Difficile individuare una vera e unica causa della chiusura di attività commerciali di un certo livello. Le motivazioni sono diverse e sono coincise con lo sviluppo della Zona Asi di Molfetta e con l’apertura di centri commerciali e mega store. Questo è quello che affermano gli stessi commercianti della zona, seppure la verità potrebbe essere altra. L’offerta commerciale dei negozi del centro cittadino, secondo il pensiero di molti cittadini, è limitata. E sarebbe questo uno dei motivi per il quale l’utenza si riversa nei centri commerciali. A nulla è valsa la costituzione del DUC (Distretto Unico del Commercio), ovvero un’area con caratteristiche omogenee del territorio e un gruppo di persone, istituzioni e aziende pubbliche e private che hanno come obiettivo la riqualificazione del commercio e dei servizi al cittadino.

Tra gli obiettivi del DUC c’è la promozione dell’aggregazione tra i commercianti, la collaborazione tra i vari Comuni., la promozione dei prodotti del territorio e il sostegno alla relazione tra commercio e turismo locale. II settore commercio a Molfetta, probabilmente da oltre un decennio, è ormai caratterizzato da una crisi che sta diventando cronica, tra il rammarico di alcuni cittadini e l’indifferenza di altri, ormai rassegnati e predisposti a fare acquisti altrove. L’effetto causato dall’insediamento dei centri commerciali in zona industriale non può più rappresentare una scusante. Nessuna delle Amministrazioni Comunali che si sono susseguite negli ultimi quindici anni è riuscita a dare una smossa al settore commercio, nonostante i diversi interventi di riqualificazione di Corso Umberto a cui faceva riferimento.

Una riflessione su quanto sta accadendo dovranno farla anche le associazioni di categoria. Sebbene non abbia a che vedere su quanto affermato sinora, c’è da constatare che proprio le associazioni di categoria come Confcommercio debbano prendere atto delle dimissioni di una storica figura come Salvatore Farinato. «Dopo un’attenta riflessione ho deciso per motivi personali di dimettermi da Confcommercio Bari/Bat, lasciando di conseguenza anche la delega/presidenza della città di Moffetta e la vicepresidenza del Distretto Urbano del Commercio – scrive in una lettera proprio Farinato -. Ringrazio in primis il presidente Alessandro Ambrosi per questi sedici anni vissuti in piena simbiosi, durante i quali mi sono formato grazie all’apporto e supporto di tecnici e colleghi. Auspico vivamente che la Confcommercio Bari/Bat possa trovare nel più breve tempo possibile un giovane commerciante molfettese, pieno di energie e vitalità, per continuare il percorso che ha visto sempre Confcommercio protagonista in prima linea attraverso corsi di formazione, eventi e una giornaliera attività sindacale.

Ringrazio tutte le amministrazioni comunali che durante il mio percorso si sono succedute con cui – ha proseguito l’ex esponente di Confcommercio – negli interessi degli associati e dei commercianti tutti, abbiamo sempre trovato soluzioni ai problemi che si sono presentati, in particolare ringrazio le ultime due amministrazioni, guidate dal Sindaco Tommaso Minervini, con cui nel 2017 abbiamo istituito il Distretto Urbano del Commercio. DUC che, recentemente, anche grazie al mio apporto, è assegnatario di un bando regionale che prevede un finanziamento regionale a fondo perduto di 120.000 euro».

di Matteo Diamante su La Gazzetta di Bari

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